Vasi o Saloni librari
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2283-9364/5701Parole chiave:
Vasi librari, Claude Clément, Francesco Borromini, Biblioteca Barberina, Biblioteca Vallicelliana, Biblioteca Innocenziana, Storia delle BibliotecheAbstract
I Saloni librari, intesi come creazioni architettoniche rinascimentali e barocche, assieme agli arredi e alle decorazioni che li accompagnano, assolvono ad una funzione conoscitiva e di trasmissione della scienza. La progettazione di questi locali fu basata sull’idea che essi dovessero rispecchiare i pregi e i contenuti delle collezioni ospitate al loro interno, così da predisporre l’animo del lettore al rispetto e all’ammirazione per i volumi. In ossequio a tale principio, i vasi librari quattrocenteschi ottennero forma basilicale, a due o tre navate, come fossero delle chiese, a testimonianza del valore spirituale dei libri in essi contenuti. Accanto a tale funzione ispiratrice, i Vasi dovevano, quando possibile, svolgere anche il compito di rappresentare icasticamente l’intero universo logico e concettuale delle conoscenze umane, aggregando a tale scopo anche le Wunderkammern e le Kunstkammern, ossia i musei naturalistici e di prodotti artistici. L’importanza dei Vasi librari e delle loro funzioni fu colta già nei primi decenni del Seicento, come dimostra il trattato Musei sive Bibliothecae tam privatae quam publicae Extructio, Instructio, Cura, Usus del gesuita Claude Clément, apparso nel 1635. Quasi tutto il volume è dedicato all’ornamentazione e alla decorazione dei Saloni, individuando le coordinate funzionali della biblioteca esclusivamente in ambito di custodia e decorazione della raccolta libraria, trascurando aspetti più specificamente biblioteconomici o bibliografici. La struttura architettonica dei Saloni era destinata a mutare in rapporto a due fattori, ossia la forma dei libri e le sorgenti di luce e dunque, dalla fine del Cinquecento – o forse anche prima, a giudicare dai resti della biblioteca urbinate di Federico da Montefeltro – scaffali ed armadi non trovarono più posto al centro dei locali, ma vennero addossati alle pareti. La nuova disposizione delle masserizie, sormontate dalle finestre da cui entrava la luce, lasciò libero lo spazio centrale dei saloni in cui vennero collocati i tavoli per la lettura, statue, mappamondi e astrolabi. Una nuova fioritura dei Vasi librari secondo questa concezione fu in gran parte dovuta al genio di Francesco Borromini, che ideò e costruì il Salone della Vallicelliana sul modello di quello della Biblioteca Barberina, per poi successivamente dedicarsi alle sale della Biblioteca della Sapienza, e dell’Innocenziana o Pamphilia. Il Borromini fu dunque il principale ispiratore di alcuni dei maggiori Saloni del Barocco, e le sue soluzioni architettoniche divennero un paradigma per la progettazione di tali ambienti. Nei secoli successivi al Seicento, molti furono i Saloni bibliotecari che sorsero in tutta Europa, distinguendosi sempre più nettamente sia per la funzione celebrativa delle loro collezioni, sia per quella testimoniale della civiltà e della cultura dell’epoca in cui sorsero.Downloads
Pubblicato
2013-12-01
Come citare
Serrai, A. (2013). Vasi o Saloni librari. Bibliothecae.It, 2(2), 113–124. https://doi.org/10.6092/issn.2283-9364/5701
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Saggi
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